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Mar 21, 2021Liked by Veronica Tosetti

Ma grazie per avermi citato!! ❤️ Ti baciuo

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Riguardo alla querelle Amanda Gorman, la questione è ampia; da traduttrice (esordiente, ma vabbè), provo a dire un paio di cose. Come fa notare Claudia Durastanti, succede già nell'ambiente editoriale che le traduzioni vengano assegnate in base al criterio dell'"affinità", ma questa affinità può essere anche solo letteraria (il traduttore sente che lo stile di un autore è "nelle sue corde"), o anche nascere da vissuti personali del traduttore (ricordo un seminario in cui una traduttrice di EDT spiegava che gli editor affidano le traduzioni delle guide Lonely Planet, se possibile, anche in base a interessi/hobby dei traduttori), ma difficilmente si tratta di questioni così nette come bianco/nero (letteralmente). Se si può trovare un traduttore che ha un vissuto, un terreno comune con l'autore, perché no, può anche essere d'aiuto, ma pensare di farne una regola è una forzatura (altrimenti, faceva notare una traduttrice su LinkedIn "non potrei più tradurre testi sulle mutilazioni genitali, visto che per fortuna non ho subito queste torture"). Il requisito di base dovrebbe sempre essere la conoscenza della lingua, se no può sembrare solo una trovata di marketing (in Francia fanno tradurre Gorman alla cantante di Lous & The Yakuza... Ok, profilo ideale, neragiovaneattivista e pure famosa, ma qualcuno ha verificato se sa tradurre, visto che fa altro di lavoro?). Poi secondo me se si ha sufficiente sensibilità, curiosità e pazienza possiamo anche arrivare a comprendere ciò che non stiamo vivendo in prima persona, e persino tradurlo. Quindi certo, possiamo, come dice Jonathan Bazzi, creare delle "alleanze" ad hoc per certi testi (se possono fare un buon servizio al testo). Ma non lo vivrei come un obbligo, ecco.

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Ehiiii, è stato un piacere averti come ospite nel nostro podcast, e grazie per la citazione! <3 Sono curiosa di leggere la tua poesia ;)

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