Ostrica #19
Il mondo (dell'Internet) è la tua ostrica. Ogni settimana, delle perle speciali da fondali nascosti.
Buonasera!
Oggi parto piuttosto carica: vi sarete accorti che ieri è caduto l’Equinozio di Primavera, che corrisponde alla festività pagana di Ostara - che suona un po’ come ostrica, no? Abbiamo vinto all’incombere delle tenebre ancora una volta, pronti a ricominciare un altro ciclo. Vi ricordate com’eravate un anno fa? È possibile che le cose nel frattempo siano cambiate un po’, dentro come fuori.
Nella mia bolla social, nelle ultime due settimane, si è alimentata una piccola grande polemica: quella sulle traduzioni della poetessa Amanda Gorman. A dirla tutta, ho seguito tutta la questione a un passo di distanza, da osservatrice. È vero che mi occupo di scrittura, editoria e di trans/interculturalità, ma la traduzione è un pezzo di lavoro che non ho mai praticato, perciò sarei felice di sentire le opinioni di chi lo fa ogni giorno. Al centro della polemica ci sono l’allontanamento della traduttrice olandese e del traduttore catalano, perché le rispettive case editrici hanno preferito rivolgersi a figure professionali il più possibile vicine all’identità della poetessa americana: nera, giovane, attivista.
Si sono espressi in tanti, anche in Italia. Vi riporto alcuni degli interventi più interessanti che mi sia capitato di leggere. Quello di Tiziana Lo Porto, quello di Jonathan Bazzi, quello di Claudia Durastanti e quello, anche se un po’ più problematico a mio avviso, di Francesco Pacifico. Nel mondo sono usciti articoli molto interessanti, che ampliano la visione su tanti piani, ve li elenco: Asymptote Journal, The Conversation e il Guardian, che dichiara la fine della traduzione, nelle parole di Kenan Malick.
L’avete letta l’intervista a Valerio Lundini uscita oggi? E perché non ne fanno a pioggia a Emanuela Fanelli? Per fortuna che tutte le settimane esce una nuova puntata di Cachemire, il podcast di Ferrario e Ravenna e che Michela Giraud ha un account Twitter. Ci salveranno solo loro.
MUSICA
C’è un nuovo disco di Lana Del Rey: che belle che sono lei e Courtney insieme, voglio un duetto! Niente di esaltante ai Grammy come previsto: zero premi a Phoebe Bridgers, ma ho apprezzato l’inaspettato premio a Kali Uchis, messicana. Così ho creato l’ennesima playlist, e stavolta ci ho messo della roba sexy-struggente ispirata all’R’n’B e al reggaeton (si vede che mi sto prendendo bene a studiare lo spagnolo?). Potete metterci su tutti i brani che vi va! E poi vi consiglio l’intervista di Louder a Fulminacci. Iscrivetevi al canale!
“Quando il seno diventa tetta?” - bella la nuova campagna di Cheap Festival e The School of Feminism. Intanto vi auguro una buona resurrezione primaverile con questo spezzone di Kaspar Hauser-Silvia Calderoni, degna rappresentante del topless non genderizzato.
Oggi è la Giornata Mondiale della Poesia. Ho scritto una poesia su un tema che mi scottava molto - l’assenza - per inviarla a un concorso. La manderò dopo questa Ostrica, voi pensatemi intensamente, qualunque sarà il risultato ve la farò leggere.
Ho mandato la mia poesia a un gruppetto di persone di fiducia, che mi hanno incoraggiato e con cui ho aperto una riflessione sull’importanza di questo mezzo espressivo. La impariamo a scuola ma la disimpariamo molto presto, anche quelli di noi che sono innamorati delle parole. La poesia, come il teatro, sembrano subito qualcosa di poco contemporaneo, di scarsamente aderente ai tempi, troppo emotiva e troppo soggettiva per dichiarare ai quattro venti il nostro amore. Preferiamo gli aforismi fulminanti dei tweet o il flow aggressivo di un freestyle. La poesia ci ricorda che dobbiamo ascoltare per imparare invece che per rispondere.
Mi sono messa a leggere un po’ di poeti jugoslavi - Desanka Maksimović e Izet Sarajlić. Ho scelto un suo verso per chiudere questa Ostrica:
"Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti"
P.S. Sono stata ospite del podcast della mia amica Nadia - per parlare del mio viaggio alla ricerca degli spomenik e del progetto Le Torri di Novaya di Gabriele Marchina!
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Io mi chiamo Veronica Tosetti: lavoro nella comunicazione digitale e scrivo per alcune testate online, tra cui ilLibraio.it, The Vision e Osservatorio Balcani Caucaso. Puoi seguirmi sui social e farmi avere le tue impressioni e i tuoi suggerimenti rispondendo a questa mail oppure lasciando un commento pubblico.
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Alla prossima settimana!
Ma grazie per avermi citato!! ❤️ Ti baciuo
Riguardo alla querelle Amanda Gorman, la questione è ampia; da traduttrice (esordiente, ma vabbè), provo a dire un paio di cose. Come fa notare Claudia Durastanti, succede già nell'ambiente editoriale che le traduzioni vengano assegnate in base al criterio dell'"affinità", ma questa affinità può essere anche solo letteraria (il traduttore sente che lo stile di un autore è "nelle sue corde"), o anche nascere da vissuti personali del traduttore (ricordo un seminario in cui una traduttrice di EDT spiegava che gli editor affidano le traduzioni delle guide Lonely Planet, se possibile, anche in base a interessi/hobby dei traduttori), ma difficilmente si tratta di questioni così nette come bianco/nero (letteralmente). Se si può trovare un traduttore che ha un vissuto, un terreno comune con l'autore, perché no, può anche essere d'aiuto, ma pensare di farne una regola è una forzatura (altrimenti, faceva notare una traduttrice su LinkedIn "non potrei più tradurre testi sulle mutilazioni genitali, visto che per fortuna non ho subito queste torture"). Il requisito di base dovrebbe sempre essere la conoscenza della lingua, se no può sembrare solo una trovata di marketing (in Francia fanno tradurre Gorman alla cantante di Lous & The Yakuza... Ok, profilo ideale, neragiovaneattivista e pure famosa, ma qualcuno ha verificato se sa tradurre, visto che fa altro di lavoro?). Poi secondo me se si ha sufficiente sensibilità, curiosità e pazienza possiamo anche arrivare a comprendere ciò che non stiamo vivendo in prima persona, e persino tradurlo. Quindi certo, possiamo, come dice Jonathan Bazzi, creare delle "alleanze" ad hoc per certi testi (se possono fare un buon servizio al testo). Ma non lo vivrei come un obbligo, ecco.