Ostrica #3
Il mondo (dell'Internet) è la tua ostrica. Ogni settimana, delle perle speciali da fondali nascosti.
Buona domenica, stavolta in versione light-pomeridiana.
Per i figli dello Zodiaco come me, oggi entriamo nel segno del Sagittario: lasciatevi alle spalle le vecchie abitudini stantie e abbracciate il cambiamento: il momento è propizio. Fa buio alle 17, che aspettate ad addobbare casa con le lucine?
Ho passato una serie di notti agitate, nelle quali mi si palesavano alla mente immagini (che non chiamerei veramente sogni) di notifiche, messaggi, like e altre diavolerie social. Capita anche a voi? O mi sto trasformando in un androide che sogna pecore elettriche? Almeno risolverei il problema dell’invecchiamento e di altri piccoli intoppi legati a quella cosa che si chiama corpo. Scommetto si tratti di un fastidioso effetto collaterale legato al periodo, che relega ogni socialità agli schermi, ma mi auguro ugualmente che non diventi una norma.
In inglese si usa l’espressione ‘Uncanny valley’ per esprimere “la sensazione di profondo turbamento e di alienazione che si genera nell’essere umano quando viene a contatto con robot umanoidi.” Uncanny Valley è il titolo del libro di Anna Wiener, diventato La Valle Oscura nell’edizione italiana di Adelphi. Cosa può succedere a una giovane donna di formazione umanistica che per cinque anni si presta a lavorare in Silicon Valley, il regno delle start up tech? Non l’ho ancora letto, ma mi piacerebbe molto.
Ilaria Gaspari spiega sul sito di CheFare perché l’uso del lessico militare per parlare della lotta al Covid-19 è sbagliato, e perché “significherebbe perdere un’occasione utile a riformulare un discorso importante, sul corpo e la sua cura.” Si cita il libro Malattia come metafora di Susan Sontag (Edizioni Nottetempo). Riporto un altro passaggio:
“La parola che ci serve oggi, credo, è proprio questa, ‘cura’: ci serve tornare all’idea del curarsi, che significa tutto il contrario della lotta, o dell’assistere passivamente a una guerra: e ha a che fare invece con una sollecitudine attiva, con un impegno affettuoso e costante. Curarsi, lasciarsi curare, prendersi cura di sé e degli altri, potrebbero essere gli insegnamenti di questo periodo in cui non siamo in guerra, ma sentiamo, sì, l’urgenza di ripensare in altri termini al nostro corpo ‘rimosso’. Ricordandoci, magari, che il ginnasio prima di essere una scuola era una palestra: e che questo tempo potrebbe essere un buon tempo da abitare, corpo e mente insieme, per perfezionarsi, per accrescere la consapevolezza della propria umanità.”
MUSICA
Spostarmi in macchina per andare al lavoro è un momento di meditazione, di sospensione del pensiero in cui la musica dell’impianto radio prende il sopravvento. Scopro così un sacco di brani nuovi e mi risintonizzo con i gusti del mondo (non sempre buoni). Mi sono innamorata del pezzo di Mecna e Frah Quintale e l’ho inserito in una playlist senza particolare criterio - chiamata appunto raffazzonerie - dove ci sta dentro molta musica nuova, soprattutto urban, più o meno elettronica e comunque danzereccia (qualcuno direbbe tamarra, non dategli ascolto). E vi prego: ballate!
SERIE TV/PODCAST
Non sono una grande fruitrice di serie tv - ho grossi problemi di commitment, ci sto lavorando - ma su Netflix dovreste davvero recuperare Song Exploder. Come nasce una canzone? Ne parlano tra gli altri Alicia Keys e i R.E.M. Recuperate anche il podcast a cui si è ispirata la serie, è un capolavoro vero. Le mie preferite sono queste tre puntate qui: 1 , 2 , 3 .
EXTRA
Ci dovremmo complimentare, e molto, con noi stessi per essere arrivati fino a questo punto del 2020. Quest’anno il calendario dell’avvento sarà un vero countdown verso nuove grandi speranze, pronte per essere disattese: 2021 non ci deludere! Secondo me dovreste regalarvi un calendario Lamentino per l’occasione.
Avrei voluto segnalarvi un’altra marea di cose, ma sono andata un po’ lunga. Per farmi perdonare, vi lascio con una poesia scoperta grazie ad A., l’insegnante di yoga che sto seguendo online in questo periodo. Si intitola Casa, è della poetessa Arundhati Subramaniam.
Dammi una casa
che non sia mia,
dove possa entrare e uscire dalle stanze
senza lasciar traccia,
senza mai preoccuparmi dell'idraulico,
del colore delle tende,
della cacofonia dei libri vicino al letto.Una casa leggera da indossare,
in cui le stanze non siano intasate
delle conversazioni di ieri,
dove l'ego non si gonfia
a riempire gli interstizi.Una casa come questo corpo,
così aliena quando provo a farne parte,
così ospitale
quando decido che sono solo in visita.
Alla prossima settimana!